Il Presidente Trump non ha perso tempo a dare un giro di vite all’immigrazione. Ha promesso di costruire un muro, assumere 15.000 agenti a guardia delle frontiere ed espellere in quattro e quattr’otto milioni di immigrati irregolari. Ha giustificato queste azioni affermando che gli immigrati trasgrediscono regolarmente lo “stato di diritto e rappresentano una minaccia”. Nel suo primo discorso al Congresso, ha incaricato il Dipartimento per la sicurezza interna di istituire un nuovo ufficio, il Voice (Victims of Immigration Crime Engagement), con il mandato di aiutare le vittime dei reati commessi da “stranieri da espellere”.

Sono un immigrato e un cittadino americano e, come filantropo, aiuto migranti in tutto il mondo da oltre 30 anni. Sulla base della mia esperienza e dei fatti, ritengo che la strategia del Presidente Trump rispetto agli immigrati sia completamente sbagliata, e a giudicare dalla nuova ondata di ingiunzioni chieste dai tribunali in reazione alle recenti restrizioni all’ingresso introdotte da Trump per chi proviene da sei Paesi a maggioranza musulmana, sembra che molti giudici federali siano del mio stesso avviso. Questa strategia non serve a rendere l’America più sicura. Alimentare sentimenti di inimicizia nei confronti degli immigrati ha prodotto un’allarmante escalation di manifestazioni di odio in tutto il nostro Paese. Sono vicino alle vittime di violenza, di qualsiasi violenza si tratti. Ma con la presunta motivazione di proteggere la popolazione da una fonte di preoccupazione relativamente minore, Trump sta facendo passare tutti gli immigrati per criminali.

Al contrario di ciò che dice il Presidente Trump, gli immigrati commettono molti meno reati rispetto ai cittadini nati nel nostro Paese. Questo dato viene regolarmente confermato da decenni di studi realizzati con svariate metodologie. Secondo l’organizzazione indipendente American Immigration Council, la percentuale di popolazione nata fuori dal nostro Paese è passata dal 7,9% nel 1990 al 13,1% nel 2013. I dati forniti dall’F.B.I. mostrano che nello stesso periodo la percentuale di reati violenti è diminuita del 48% e oggi si attesta vicino ai minimi storici. Da un recente studio realizzato dal Journal on Ethnicity in Criminal Justice, emerge che in realtà gli immigrati abbassano la media dei reati nei quartieri in cui vivono.

Attaccare gli immigrati e le minoranze con una retorica falsa e infarcita di stereotipi, come ha fatto Trump durante la campagna elettorale e nelle prime settimane dopo il suo insediamento, ha causato un’ondata di manifestazioni di odio nei loro confronti. Secondo il Southern Poverty Law Center, le manifestazioni di odio registrate nelle prime settimane dopo la vittoria di Trump sono numericamente equiparabili a quelle registrate normalmente nell’arco di sei mesi. Nessuna comunità è al riparo da questa ondata di odio: ci sono stati episodi di bullismo a danno di bambini musulmani, sudamericani insultati per strada o a cui è stato detto “tornatene nel tuo Paese”, aggressioni a persone di colore o omosessuali e profanazioni di cimiteri ebraici. Il nostro Paese è fiero di avere quartieri in cui tutti si aiutano l’uno con l’altro. Nell’America di Donald Trump, invece, è sempre più frequente ritrovarsi uno contro l’altro.

In seguito all’escalation di manifestazioni di odio successiva alle elezioni presidenziali, ho annunciato uno stanziamento di 10 milioni di dollari per fornire assistenza legale e sociale alle vittime dei crimini di odio, incoraggiare le organizzazioni locali in tutto il Paese a fare lo stesso e promuovere miglioramenti e idee nuove. Questa settimana abbiamo inaugurato il Database dei crimini di odio per monitorare la portata e l’intensità delle manifestazioni di odio in tutto il Paese.

Dopo essere sopravvissuto alla persecuzione nazista degli ebrei in Ungheria, a 17 anni sono fuggito dall’occupazione sovietica alla volta della Gran Bretagna e poi degli Stati Uniti. Non è questa l’America che mi ha attratto. Ho visto i danni prodotti dalle società che soccombono alla paura dell’ “altro”. E farò tutto ciò che è in mio potere per preservare l’apertura, l’inclusione e la diversità: il nostro più grande punto di forza.

Demonizzare gli immigrati indebolisce il nostro Paese. Lottare contro i crimini di odio ci rende più forti insieme.